L'ostetrica è, di fatto, la figura professionale idonea a garantire le cure necessarie alle donne e ai neonati in ambito di fisiologia e soprattutto a offrire un percorso di continuità assistenziale che si snoda attraverso la gravidanza, il parto, il puerperio e le cure al neonato.
Un pò di storia
L’arte ostetrica nasce per la necessità della donna di essere aiutata al momento del parto e nell’antichità era accostata ai riti e alle pratiche magiche.
La figura della levatrice vede però il primo riconoscimento ufficiale solo nel 1513, con il trattato di ostetricia “Il giardino delle rose per donne incinte e levatrici” del Dott. Eucario Rösslin di Worms, che parlava del ruolo delle levatrici e della necessità di un aggiornamento della loro professione in base alle conoscenze dell’epoca.
In Italia, il primo trattato di Ostetricia, intitolato “La Commare o Ricoglitrice”, risale al 1595 ed è stato scritto dal medico Scipione Mercurio. Questo era articolato in tre libri (il parto normale, i vari parti distocici, le complicanze del post-partum), che delineava la figura e i compiti della levatrice.
Verso la fine del 1700, la necessità di contrastare l’elevata mortalità infantile e materna durante il parto, diede un impulso alla diffusione delle conoscenze in campo ostetrico e all’adeguamento della formazione delle levatrici.
Vennero, quindi, istituiti corsi, scuole e commissioni d’esame per verificare la preparazione delle levatrici, pubblicati e diffusi numerosi trattati e istituite cattedre di Ostetricia nelle facoltà di Medicina delle università.
Coloro che volevano svolgere la professione di levatrici, dovevano ora possedere una buona istruzione, in mancanza della quale gli era vietato esercitare, e provvedere alla prevenzione e cura della salute della mamma e del nascituro.
In seguito, verso la fine dell’800, viene coniato dalla stampa il termine “ostetrica”, che indica una figura specializzata in senso medico, dipendente dal ceto medio e unicamente rivolta alle donne.